Denuncia il tuo padrone!

Di Redazione

La campagna dal basso per smascherare chi sfrutta.

“Una volta abbiamo stampato dei bigliettini da visita, c’era scritto sopra DENUNCIA IL TUO PADRONE e l’orario di appuntamento dello sportello contro lo sfruttamento. Ci siamo messe a girare per tutti i locali della movida e li abbiamo consegnati a tutti i camerieri”. 

A Catania il primo lavoro che fai è sempre in nero. L’alternativa è essere abbastanza ricco da non avere bisogno di lavorare. Dipende dal tipo di lavoro, il padrone a fine giornata o a fine settimana, ti mette in mano alcune banconote, poche, che sono la tua paga, il tuo contratto, la tua assicurazione, la tua pensione. I più fortunati dal lavoro nero ci passano per pochi anni. Il tempo di completare gli studi, di emigrare, di trovare un lavoro stabile e legale. Altri ci rimangono per sempre. 

A Catania il nero è talmente la norma che, all’inizio del rapporto lavoro, il contratto neanche si chiede. È una conquista che si ottiene, forse, col tempo. Se te lo meriti. Chi lavora in nero spesso il contratto neanche lo chiede. Per tanti motivi. Per paura di perdere il lavoro, per paura di restare senza reddito. Per la paura di dichiarare introiti su cui pagare tasse e tariffe. Chi lavora in nero non denuncia. Per paura, certo, ma anche per il senso di impotenza e rassegnazione che i lavoratori nutrono verso le istituzioni. Il lavoro nero esiste a causa della complicità istituzionale verso i “padroni”. Di consueto le attività commerciali che assumono lavoratori in nero, tengono, dietro la cassa, i calendari di polizia, carabinieri e guardia di finanza. 

Per questo è complesso che il sommerso emerga. Il sindacato negli anni ha tentato di fare qualcosa ma esistono anche esperienze dal basso, piccole ma determinate. In via Garibaldi a Catania ogni settimana un gruppo di attivisti e avvocati si incontra all’interno della Casa del Popolo Colapesce per tentare di assistere quelle lavoratrici e quei lavoratori che non hanno trovato ascolto presso altre istituzioni. “Si chiama sportello contro lo sfruttamento – ci racconta Andrea Furlan, che porta avanti questo progetto dal 2018 – e abbiamo iniziato all’interno di uno spazio occupato. Dopo lo sgombero abbiamo continuato. Per noi la cosa importante è dare due cose: informazioni e strumenti. Chi si rivolge a noi spesso non sa di avere dei diritti e che questi diritti possono essere tutelati. In alcuni casi abbiamo dato vita a vertenze. Altre volte è bastata una lettera ben scritta al datore di lavoro per cambiare le condizioni di vita del lavoratore”. “Non incontriamo solo lavoro nero, ma anche tanto lavoro grigio. Lavoratori che hanno un contratto solo per questioni burocratiche ma poi svolgono manzioni per un monte ore totalmente diverso da ciò che è riportato nel contratto”.

“Quello che realizzeremo nei prossimi mesi è un documentario di inchiesta, per raccontare ciò che tantissimi subiscono in silenzio. Un reportage sul lavoro nero a Catania che finalmente accenda i riflettori”. “A noi ci trovate in via Garibaldi ogni settimana con lo sportello contro lo sfruttamento. Per non lasciare da solo chi vuole ribellarsi”.

Condividi questo post

Articoli correlati

articoli

Fit to die

Di Cleziana Iacona “Non esiste la possibilità, in alcun modo, di richiedere ferie a Natale” ci racconta Paolo (nome  di

Leggi l'articolo
Skip to content